Romanzo conclusivo di uno dei maestri russi dell’assurdo e viaggio straordinario tra grottesche figure che popolano i bassifondi di Pietroburgo. Collezionisti di ogni sorta di minuzia, i personaggi di Arpagoniana si muovono come fantasmi intenti ad animare un carnevalesco commercio di oggetti, solo apparentemente insignificanti. Un’inquietante satira scritta nel 1934 con chiara premonizione del disfacimento, proprio mentre lo stalinismo di consolida.
Konstantin Vaginov
Poeta e narratore, nato a Pietroburgo nel 1899, crebbe in un’atmosfera colta e cosmopolita;
nella vasta biblioteca paterna poteva attingere ai classici greci e
latini, a opere medievali in tedesco, francese e italiano, e a
innumerevoli testi di storia e archeologia. Dopo essere stato arruolato
nell’Armata Rossa, nel 1921 rientrò a Pietrogrado, immergendosi completamente nella vita culturale e letteraria della città. Alla fine degli anni ’20 si avvicinò all’ultimo gruppo d’avanguardia russo-sovietica, Oberju.
Nel nuovo decennio, già gravemente malato di tubercolosi, si impegnò
insieme ad altri giovani autori nello studio della vita operaia e nei
circoli di lettura nelle fabbriche. Morì, appena trantacinquenne, nell’aprile del 1934.
Chiara Condò, quadernislavi.wordpress.com, 24/03/2014
Recensione